La Lingua
In realtà, diversamente dalle nostre credenze, in Messico non esiste una lingua ufficiale. Però se proprio si dovesse scegliere una lingua nazionale, secondo la Ley General de los Derechos Linguisticos, la prima lingua parlata nella federazione è lo spagnolo. Oltre a questa esistono moltissime lingue indigene native del territorio come quella degli indios stabili da secoli nei loro territori. In ogni modo la lingua spagnola è quella dominante anche dal punto di vista burocratico, anche perché è parlata dalla totalità dei messicani.
Prima di parlare dello spagnolo dell’America Centrale accenniamo brevemente al 7% della popolazione parlante lingue amerinde; il governo messicano riconosce ben 62 lingue tra le quali la Nahuatl e il Maya (le più parlate), entrambe con più di 1,5 milioni di parlanti. Per conservare le proprietà culturali del vecchio Messico, il governo ha promosso alcuni programmi educativi bilingue di spagnolo e di lingua locale da adottare nei confronti delle comunità indigene locali.
Inglese a parte (per altro molto conosciuto nelle grandi città, soprattutto nelle vicinanze degli USA), è da ricordare la comunità dei Chipilo ubicata nello stato di Puebla. Strano a dirsi ma la città venne fondata nel 1882 da immigrati italiani (precisamente del veneto) e ancora oggi in quella zona si parla la lingua veneta parlata dagli avi, sebbene si tratta sempre di una manciata di persone è pur sempre considerata una minoranza linguistica, ovviamente non ufficiale.
Parliamo invece dello spagnolo, prima lingua utilizzata in Messico. Questa lingua si è evoluta dal Latino volgare ed ha ovviamente subito l’influenza da altre lingue preromane presenti nella zona come il basco, l’iberico e il celtico, ma anche l’arabo è stato molto influente. Ovviamente con la famosa Riconquista, ovvero l’arrivo della civiltà iberica presso le zone dell’America Centrale e del Sud, lo spagnolo si è diffuso a macchia d’olio in tutto il continente oltreoceano. Naturalmente lo spagnolo parlato in Messico e in tutta l’America Latina è molto diverso rispetto a quello originario della penisola iberica; in realtà non potremmo definire l’insieme della varianti in una sola, ovvero lo Spagnolo-Americano: in realtà tutte le varietà del nuovo continente sono molto diverse e hanno subito moltissime trasformazioni asincrone nell’arco dei secoli.
Facciamo qualche esempio:
Molti termini che in Spagna vengono usati esclusivamente in campo marittimo, nell’Ispano-Americano vengono utilizzati anche quando si parla di terra ferma. Un caso lampante è quello della parola chicote che indicava l’estremità di una corda, successivamente utilizzata con il significato di “frusta”.
Altri termini arcaici, ormai abbandonati nell’uso comune in Spagna, in America sono ancora vivi e vegeti, come ad esempio la parola lindo (utilizzata nella penisola iberica fino al XVII) sostituita poi dai sinonimi bonito, hermoso. Al contrario a volte accade che i latinoamericani considerino arcaismi anche delle parole ancora vigenti in Spagna come la comunissima “vosotros”.
Nonostante queste e altre grandi differenze che si sviluppano in tutte le varianti spagnole-americane, il Messico si trova molto più vicina nell’utilizzo del castigliano autentico. In realtà i gruppi linguistici ad osservare meno la lingua tradizionale sono l’argentino e l’uruguayano.